Davide Cavatrunci

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The Viewer - Gary Crew & Shaun Tan

Graffito, pergamena, libro, cannocchiale, fotocamera, videocamera: sei incancellabili elementi, di cui solo il momento presente ha in custodia il testimone passato.
Con queste pagine quasi pervase da un affondo esistenziale che ha del parossistico nonché da una recondita verità che trasuda inquietudine, Crew e Tan, è come se avessero scelto di reinterpretare l'astratta concezione che si ha del tempo in una concreta e fulminea concessione di poterlo osservare per mezzo di una integrale veduta che disintegra confini temporali, persone e ambiente.
Un'aperta o cauta provocazione al vivere quotidiano, sinonimo a volte di una frantumazione identitaria che fluisce verso quella che potrebbe esser definita come discarica della memoria?
Come reso noto alla sua fine, certo è che per gli autori, "The viewer", è anche un omaggio al "Viewmaster": gioco diffuso tra gli anni Ottanta e Novanta, che si componeva di «un congegno ottico in cui il bambino-spettatore inseriva un disco rotante di immagini, spesso storiche, in sequenza».

Madame Butterfly - Benjamin Lacombe

Riflesso del suo veemente contenuto d'inchiostro? Chissà...
Certo è che "Madame Butterfly" si presenta maestosa nel formato, sorprendente nella sua apertura e, come se si fosse in compagnia di una silenziosa orchestra, abbacinante per la doppia lettura in cui si viene accompagnati non pagina dopo pagina, ma quasi fondale dopo fondale.
Ispirato al romanzo "Madame Chrysanthème" (1887) di Pierre Loti, pseudonimo dello scrittore francese Louis Marie Julien Viaud, e a "Madama Butterfly" di Giacomo Puccini, la cui prima messa in scena avrebbe preso vita il 17 febbraio 1904 nel Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala di Milano, con spirale illustrativa, Lacombe riavvolge lo storico percorso di queste opere universali e avviluppa chi legge in un palcoscenico narrativo al quale si può rimanere attoniti e turbati.
Come le bluastre ali che è possibile ammirare nella prima di copertina, non minuta è la curiosità che porta infine a chiedersi il perché si ritrovino medesime e molteplici farfalle anche in "Gli amanti farfalla" (2015), "Frida" (2016) e "Storie di fantasmi del Giappone" (2021).

Gli amanti farfalla - Benjamin Lacombe

Accompagnato da una apparentemente sintetica narrazione, "Gli amanti farfalla" avvolgono e sconvolgono con un racconto i cui meandri all'unisono lambiscono verosimiglianza storico-sociale e poetico immaginario di un Giappone a sé antenato.
L'inatteso avvicinarsi, cauto ma impetuoso, di un sentimento di cui è possibile lentamente osservarne la tenera irradiazione e l'oscurante diluvio, restituisce nel contemporaneo vivere la stessa percezione di luce ed ombra che potrebbe incontrare il proprio quotidiano.
Come l'abbagliante lampo che squarcia l'imposta notte e la delicata onda rilasciata dall'intenso battito di una nata farfalla, questa piccola opera di Lacombe, insieme ad un sottile invito alla riflessione interiore, travolge ed incanta senz'alcuna tregua!

Il re leone - [Roger Allers, Rob Minkoff

«E l'amore avvolgerà / i sogni e la realtà. / Fra tutti c'è / perfetta armonia. / E ognuno incanterà.»
Trascorrono gli anni, mutano gli animi. Eppure, ad ogni sua visione, quella sottile linea fusa tra la realtà e l'universalità della vita, viene con impeto completamente travolta.
I citati versi de "L'amore è nell'aria stasera" (adattamento italiano dell'originale realizzato da Elton John - musica - e Tim Rice - testo -), non so dire il perché sin dall'infanzia siano stati particolarmente assorbiti in me come la singolare essenza di questa turbinosa poesia animata ma, a riammirarla a quasi trent'anni d'età, credo che in qualche inspiegabile forma, abbia per me sempre raccolto quel concentrico equilibrio illuminato con "Il cerchio della vita".
Tra lacrime di tristezza e scossoni di commozione, un'opera che ogni qualvolta può reimmergere nel ricordo delle proprie cadute interiori, delle abissali domande frapposte a forse irraggiungibili risposte o della forse mancata ultima spinta di coraggio che avrebbe potuto cambiare il futuro in una sinuosa via percorsa a passo di danza. Ma senza tutto questo, dove sarebbe la poliedricità della vita?
Ed ecco che il Rafiki della nostra voce interiore, della vicina persona amica o amata, quando meno lo si aspetta, dall'ignoto si rivela e d'impatto svela quel che l'anima aveva annebbiato dal tossico che l'aveva sommersa: l'unicità del sé antenato.
Reali temporanei di un indecifrabile universo, spesso dimentichi di un tutto che è ascolto e della vibrante rinascita su cui posa l'infinito.

Lo specchio di Tina - Cinzia Ghigliano

Qual è il riflesso della vita se non il suo poliedrico pulsare?
"Lo specchio di Tina. Vita e immagini di Tina Modotti", si è rivelato un'autentica scoperta!
Un titolo a cui mi sono avvicinato quasi casualmente, dopo esserne stato colpito dalla sottile malinconia insita nella prima di copertina e dopo aver conosciuto altrettanto inaspettatamente il tocco a tratti fuligginoso di Cinzia Ghigliano con la lettura di "Rudyard. Il bambino con gli occhiali" (2020) e "Lei. Vivian Maier" (2019).
Un altro immersivo breve racconto biografico, dedicato questa volta ad Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti (1896-1942), affettuosamente soprannominata sin dall'infanzia Assuntina e, da qui, Tina.
Attrice, fotografa, attivista: una vita all'insegna del rincorrere quel che i propri sentimenti le avrebbero sussurrato con i loro battiti; una vita segnata da privazioni, dolcezza e prigione; una vita che avrebbe indelebilmente segnato le orme di chi l'avrebbe incontrata lungo il proprio cammino. Con la controversa morte, se la sua camera oscura tristemente sarebbe stata dimenticata per anni, per merito delle ricerche successivamente condotte da Riccardo Toffoletti, solo nel 1973 la sua biografia e fotografia sarebbero tornate a scintillare con l'organizzazione di una mostra nella città di Udine, dove oggi, sulle pareti esterne della natale casa sita al n. 89 di Via Pracchiuso, è possibile rimanere affascinati dall'opera narrante di Franco Del Zotto Odorico a lei dedicata nel 2012.
Con l'approfondita postfazione "Le tante vite di Tina" di Rosa Carnevale ed i poetici lasciti "Tina Modotti è morta" di Pablo Neruda e "Tina Modotti" di Rafael Alberti Merello, si chiude così una piccola struggente opera intitolata a colei che, con i suoi inconfondibili scatti, avrebbe affermato: «Desidero parlare soltanto di fotografia e di ciò che possiamo realizzare con l'obiettivo. Desidero fotografare ciò che vedo, sinceramente, direttamente, senza trucchi, e penso che possa essere questo il mio contributo a un mondo migliore.»
Un libro la cui lettura sento di consigliare di affiancare a quella di "Frida" (2016) di Benjamin Lacombe e Sébastien Perez, non solo perché Tina Modotti riposa nel Panteón Civil de Dolores a Ciudad de México a pochi chilometri di distanza dalla natale Casa Azul di Frida Kahlo (che avrebbe in vita conosciuto), ma anche perché da questa a noi lontana terra, essa ne avrebbe raccolto con le sue fotografiche parole il suo amore più recondito: come scritto da Rosa Carnevale, «Il Messico la attrae per il fervore culturale che si respira. Fiero, violento, lento, il volto di questo paese la impressiona e la incatena a sé. Qui si sente a casa come da nessun'altra parte prima.»

Libero come un pesce - Jimmy Liao

Un trasparente confine, la variopinta mutezza di un sorriso, la fulgida mutevolezza di un animo, l'illuminante fluttuare del riscoprirsi: tra sinuosi turbini d'acquerello e tiepidi colori oltrepassanti circoscritte forme, Jimmy Liao torna ad abbagliare con la sua arte poetica qualsiasi cuore che, trattenuto nel suo limitante acquario, chiede nient'altro che di risplendere della sua unicità più vibrante!

Frida - testo Sébastien Perez

Raccolti nella profondità simbolica del numero 9, come raccontato da Lacombe in postfazione, è per mezzo dei «temi de L'Incidente, La Medicina, La Terra, La Fauna, L'Amore, La Morte, La Maternità, La Colonna Spezzata e La Posterità», che egli ha «cercato di penetrare attraverso le viscere» dell'universalità di Frida, in anagrafe Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón (1907-1954).
Pagine che avvolgono chi legge nel desiderio di restituire quel vibrante senso del tutto che, nel suo imprescindibile imprevisto, sconvolse ed all'unisono illuminò la vita di colei che era inizialmente in viaggio verso un orizzonte medico.
Pagine che scuotono chi legge nel poter solo immaginare quel che l'anima artista, resiliente in ciascun di noi, può rivelare a chi sceglie di ascoltare.
Pagine che percuotono chi legge nella riflessione di come ciascuna creatura vivente, nella sua ineccepibile unicità, risplenderebbe al tocco delle proprie radici interiori.
Un libro che è sconvolgente poesia, da riscoprire al contatto delle pareti della di lei natale Casa Azul a Coyoacán e da affiancare alla lettura de "Lo specchio di Tina. Vita e immagini di Tina Modotti" (2019) di Cinzia Ghigliano.

Il bassotto e la Regina - Melania G. Mazzucco

Romantico, a tratti trafiggente, verosimile racconto, con la cui lettura è come se si innestasse un duplice ascolto: animale (essere umano compreso) e personale.
"Il bassotto e la regina" è una piccola oasi d'inchiostro, che invita non solo ad un genuino confronto con qualunque creatura vivente ma anche ad un'intima riflessione del proprio agire passato e presente nei riguardi di chiunque s'incontri lungo lo sfumato sentiero della vita.
Un romanzo breve che, al suo epilogo, dolcemente lascia una leggera carezza all'anima, più d'una velata lacrima di commozione e un tenero eco delle parole che Aragorn disse nel corso de "Il Signore degli Anelli - Le due torri" ad Haleth, figlio di Háma: al di là di quel che può avvenire lungo il cammino, mai dimenticare che «C'è sempre speranza!»

Rudyard - Cinzia Ghigliano

"La madre e il padre si erano incontrati e subito amati, in un giorno d'estate. La luce sul lago Rudyard era accecante. L'acqua, dello stesso colore degli occhi. «Quando nascerà il nostro primo bambino lo chiameremo Rudyard!» si erano sussurrati."
Tenere parole, queste scritte in quarta di copertina, che rappresentano una sorta di prefazione alla vita di Rudyard Kipling (1865-1936) e al titolo che Cinzia Ghigliano gli dedica.
Un breve ma intimo viaggio che desidera rievocare l'infanzia e l'adolescenza del futuro scrittore de "Il libro della giungla" (1894) nonché richiamare con colori vivacemente tenui e solidamente freddi il di lui animo genuino che, in completa oscillazione tra due antipodi culturali, sin dall'inizio radicherà in sé i relativi inscindibili segni che diverranno in vita trauma psicologico e universalità letteraria.

Ippopotami e sirene - Eva Cantarella

"Ippopotami e sirene" è un abbagliante saggio che può riportare chi legge al tempo in cui si era estasiati dalle avvolgenti narrazioni omeriche degli anni delle elementari e di cui, per mezzo di sogni ad occhi aperti, ci si immedesimava senza eguali nelle loro figure protagoniste.
Una dettagliata analisi confrontativa, questa di Eva Cantarella, che oltre ad essere esauriente nella sua brevità e a effondere luce sul probabile intimo pensiero di (o degli) Omero ed Erodoto, come scritto in "Storia globale. Un'introduzione" (2015) di Sebastian Conrad, pone una sorta di riflesso alle parole dell'antropologo e storico senegalese Cheikh Anta Diop (1923-1986), il quale fece «risalire a precursori e influenza africane le radici della cultura occidentale nell'antica Grecia».

L'arcobaleno del tempo - Jimmy Liao

Una toccante opera che, in un certo qual modo, è come se accompagnasse sé stessa e chi legge indietro e avanti nel tempo, tenendo nel presente il solo atto di sfogliare le sue pagine.
Una geografia della memoria che nasce e si ramifica con il vissuto quotidiano, co-protagonista con i suoi sentiti affetti ed i percepibili isolamenti, i suoi tangibili luoghi e gli eterei pensieri. Pagine alle volte mute, che tuttavia riescono a trasmettere il suono di un proiettore cinematografico, il pianto di una nascente vita o il crollo interiore di un animo esausto.
Jimmy Liao è come se lasciasse con questo titolo una personale dedica all'evanescenza dell'arcobaleno, la cui vita, come la vita umana, non solo sorge spontanea, ma con nuovi colori e inconfondibili odori, risorge ogni qual volta da un epilogo tempestoso per permettere l'attraversamento di chi si era in chi si sarà.
Da commuoversi a tutte le età...

Le città invisibili - Italo Calvino

Un mirabolante viaggio tra realtà e distopia, onirismo e irrequietudine attraverso le città e la memoria, e il desiderio, e i segni, e gli scambi, e gli occhi, e il nome, e i morti, e il cielo nonché sottili, continue e nascoste: un interseco di visioni aggrovigliate e volatili, lucide e apparenti che sembrano alle volte essere riflesso della "Relatività" di Maurits Cornelis Escher ed eco della città di Tamara, ove l'occhio «non vede cose ma figure di cose che significano altre cose».
Un'edizione, questa della Mondadori, che oltre a raccogliere un'esauriente quadro biografico di Calvino, ha in postfazione una dedica di Pasolini a "Le città invisibili" e al legame d'amicizia che lo univa al suo memorabile autore.

L'albero rosso - scritto e illustrato Shaun Tan

Può l'anima esser paragonata ad una foglia?
Per Tan, sì!
Perché essa stessa fluttua tra gli ombrosi imprevisti in agguato, s'imbatte nell'assordante clangore metallico dell'agghiacciante massificazione sociale, soffoca nelle prigioni di vetro che portano alla frantumazione della sua unicità.
Ma essendo ovunque sospinta dal soffio vibrante del cuore, l'iniziale impercettibilità che si potrebbe avere di lei, finisce sempre per sorprendere con la sua luce radiosa chiunque scelga di aprire la propria porta interiore.

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